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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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Della divinazione, II, 115
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originale
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115 Sed iam ad te venio,
"o sancte Apollo, qui umbilicum certum terrarum obsides,
unde superstitiosa primum saeva evasit vox fera."
Tuis enim oraclis Chrysippus totum volumen implevit partim falsis, ut ego opinor, partim casu veris, ut fit in omni oratione saepissime, partim flexiloquis et obscuris, ut interpres egeat interprete et sors ipsa ad sortes reverenda sit, partim ambiguis et quae ad dialecticum deferenda sint. Nam cum illa sors edita est opulentissumo regi Asiae:
"Croesus Halyn penetrans magnam pervertet opum vim"
hostium vim se perversurum putavit, pervertit autem suam:
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traduzione
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115 Ma eccomi giunto a te, "O venerando Apollo, che occupi il vero ombelico del mondo, donde primamente usc? la profetica voce orrida, terribile." Dei tuoi oracoli Crisippo ha riempito un intero libro: alcuni falsi, a mio parere, altri avveratisi per caso, come spessissimo avviene in qualsiasi discorso, altri tortuosi e oscuri (cosicch? l'interprete ha, a sua volta, bisogno di un interprete, e la sorte stessa va indagata ricorrendo alle sorti), altri ancora a doppio senso e bisognosi dell'indagine di un dialettico. Quando fu dato quel famoso responso al pi? ricco dei re d'Asia: "Creso attraversando l'Halys mander? in rovina una grande potenza" egli credette che avrebbe mandato in rovina la potenza dei nemici, mand? invece in rovina la propria:
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